Quando, questa mattina mi lasciasti lì sul marciapiede al volo ed in un balzo scesi dall’auto porgendoti un saluto con la mano scrutando, ansioso, nello specchietto per scorgere il tuo viso mai avrei pensato che fosse l’ultima volta che l’avrei veduto. … Quando, accesi la sigaretta osservando, lo sguardo curioso quella strana tipa, tutta di rosa vestita ed i suoi piedi affilati, e la sua mano agitata, nervosa, mi squadrava nascosta da lenti nere, mai avrei creduto fosse l’ultima donna che avrei osservato. … Quando, immergevo il mio sguardo nel caffè bollente e rivedevo, innocente, il tuo sorriso, tu nel mezzo cortile assieme ai tuoi compagni correre come uno sciame d’api giocose, miele e zucchero della vita bambino mio, mai fosse stato l’ultimo sorriso che m’avresti offerto. … Quando, seduto sulla poltrona di pelle meditavo su rapporti e relazioni sulle reazioni dall’amministratore da contenere, alle prospettive del mercato che mi offrivano un’opportunità ed un futuro sicuro, mai avrei immaginato ch’esso fosse dinanzi a me infuocato e scuro. … Quando, raggiunsi l’ultimo piano e le scale mobili mi portarono lente al piano aperto dove il cielo è più vicino delle case e son macchie gialle i taxi la curva della terra, come un fantastico trampolino con il sole per medaglia mai avrei creduto che quello fosse stato il mio ultimo salto. … Quando, squillò il telefono e risposi, il tuo pianto acuto, mi dicevi: Ti amo e non capivo, seguivo inebetita lo srotolarsi d’interminabili attimi. Ti amo rispondevo al telefono ormai muto, il fuoco ingoiava crudele ed assurdo la vita: la tua, la mia. Avrei fermato il tempo per sentire la tua voce in eterno. … Quando, salivo le scale quattro a quattro, il fumo acre sempre più denso e invadente ed io bardato di asce, estintori e maschere come un cavaliere del nuovo millennio correvo imponendo al cuore uno scudo, nascosta la paura dietro la mia armatura, salendo ogni piano stridente metallo, ogni atrio scroscianti cristalli, ogni passo lembi di fuoco e donne, e uomini torcia, vento infernale e incedere lento del cemento su se stesso un assurdo e malefico accartocciarsi del mondo, rinchiudersi in sé dell’universo … Immaginavo la morte meno atroce, le porte d’un inferno aperte da un volo innocente. |